Quali sono le Differenze tra Riporto di Borsa e Riporto di Banca

Vi è differenza tra il riporto di borsa ed il riporto di banca? Vediamo insieme le principali differenze.

 

Cos’è il Riporto di Banca

Il riporto di banca produce risultati analoghi all’anticipazione bancaria su titoli ma presenta per l’istituto di credito l’indubbio vantaggio che i titoli, anziché essere costituiti in pegno, vengono dati in proprietà: pertanto, nel caso di inadempimento da parte di colui al quale è stato concesso il finanziamento, la banca può rivalersi sui titoli già di sua proprietà e non deve osservare le complesse formalità richieste dalla legge per la vendita dei beni dati in garanzia.

 

Cos’è il Riporto di Borsa

Il riporto di borsa invece ha una funzione essenzialmente speculativa. Esso infatti viene utilizzato dagli speculatori, rialzisti e ribassisti, che abbiano stipulato compravendite a termine fermo, per prorogare nel tempo, e cioè alla liquidazione successiva, quelle operazioni speculative che alla scadenza (liquidazione corrente) non presentino l’esito sperato.

 

Differenze

Ipotizziamo che il rialzista abbia acquistato a fine mese corrente dei titoli, presumendo un rialzo della loro quotazione. Se alla scadenza il rialzo sperato si verifica, il rialzista paga il prezzo dei titoli acquistati e contemporaneamente li rivende al prezzo maggiore, lucrando la differenza tra il prezzo d’acquisto e il prezzo di vendita.

Se però alla scadenza il rialzo non si è verificato, il rialzista, confidando in un rialzo successivo, può dare a riporto i titoli acquistati. Così facendo si procura la somma necessaria per il pagamento e prolunga la sua posizione di rialzista: se alla scadenza successiva effettivamente la quotazione sarà aumentata, egli potrà rivendere i titoli al prezzo maggiore, lucrando la differenza tra l’aumento della quotazione e il riporto dovuto e raggiungendo così il proprio obiettivo.

Analogamente, ipotizziamo che il ribassista abbia venduto a fine mese corrente dei titoli, confidando in un ribasso della loro quotazione. Se alla scadenza il ribasso si verifica, il ribassista consegna i titoli venduti e contemporaneamente li riacquista al prezzo minore, lucrando la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo d’acquisto. Se invece il ribasso non si è verificato e l’operazione è stata compiuta allo scoperto, egli può prendere a deporto i titoli che deve consegnare.

Così facendo, da un lato si procura i titoli da consegnare, dall’altro prolunga la sua posizione di ribassista: se alla nuova scadenza il ribasso si sarà verificato, egli restituirà i titoli presi a deporto acquistandoli sul mercato a prezzo inferiore, lucrando la differenza tra la diminuzione della quotazione e il deporto dovuto e raggiungendo così il proprio obiettivo.

Una variante atipica del riporto è costituita dal riporto-proroga, che ha luogo quando le stesse parti di una compravendita di titoli a termine ne prorogano l’esecuzione di comune accordo: il compratore rialzista dà a riporto allo stesso venditore i titoli che dovrebbe da questi ricevere; il venditore ribassista prende a deporto dallo stesso compratore i titoli che dovrebbe consegnargli.

L’atipicità di tale ipotesi consiste nel fatto che qui la consegna dei titoli non avviene effettivamente ma solo idealmente, cosicché siamo in presenza di un contratto di natura consensuale e non più reale.

Anche per i contratti di riporto è prevista, con il passaggio alla liquidazione per contanti, una nuova forma di “riporto di borsa a contante”, con una durata di dieci giorni. I riporti a contante, che non sono rinnovabili tacitamente alla scadenza e possono essere negoziati soltanto con trattative dirette tra intermediari autorizzati (Sim, agenti di cambio e banche), prevedono anche la possibilità per il riportatore, cioè per colui che prende i titoli a riporto, di estinguere anticipatamente il contratto.