Mercato dei Cambi: come funziona

Quando in un paese lo squilibrio della Bilancia dei pagamenti nel senso del disavanzo è persistente, e quindi il cambio della moneta peggiora progressivamente, cioè la moneta si svaluta in confronto a quelle estere, le conseguenze sull’economia sono pesanti.

Esse possono infatti assumenere anche carattere strutturale, cioè influenzare negativamente per un periodo lungo la struttura economica del paese stesso.

 

Come Funziona il Mercato dei Cambi

Si è detto prima, genericamente, che in conseguenza di un disavanzo e di una svalutazione il paese si impoverisce: vediamo in concreto quali aspetti può assumere questo evento. Le importazioni divengono sempre più costose, poichè devono essere pagate in valuta estera che, con la svalutazione, corrisponde via via ad una quantità crescente di moneta nazionale.

Se poi le importazioni riguardano merci a domanda poco elastica, perchè molto necessarie all’economia interna del paese, come le materie prime per l’industria, o beni alimentari, si generano aumenti dei costi di produzione e dei prezzi interni dei beni di consumo, quindi possibili situazioni di tipo inflazionistico.

L’uscita di moneta per saldare i pagamenti internazionali genera una riduzione di reddito interno; quindi si hanno minori investimenti e di conseguenza riduzione di occupazione.

In situazioni di questo genere, lo Stato deve intervenire per individuare le cause degli squilibri e conseguentemente eliminarle. Diviene allora necessario esercitare una politica attiva di controllo economico sugli scambi internazionali, attraverso azioni unilaterali, attuate dallo Stato. Si usa il termine unilaterali poichè gli interventi che descriveremo sono attuati da uno Stato senza la partecipazione di altri soggetti economici, semplicemente mettendo in atto la propria autorità.

Questo presenta una differenza con quanto avviene normalmente nello scambio internazionale, ovvero con gli interventi diretti sul mercato dei cambi prima descritti; infatti tali situazioni danno luogo ad atti bilaterali, in quanto presuppongono la presenza operativa di soggetti contrapposti: ad una domanda corrisponde un’offerta, per un soggetto che acquista esiste un altro soggetto che vende, ecc.

Si parla di controllo indiretto sul mercato dei cambi quando non si opera più nel modo che prima abbiamo visto, direttamente sulla domanda e sull’offerta di valuta ma invece si agisce sui fattori che ne determinano lo squilibrio. Si dice inoltre politica commerciale l’insieme dei proventi unilaterali dello Stato che regola i rapporti di scambio fra il paese e l’estero.

In una situazione di disavanzo, come sopra indicata, tali provvedimenti tendono dunque a regolare i glussi di importazioni e di esportazioni, cercando di diminuire le prime e di incentivare le seconde. Ovviamente per uno Stato la via più facile è quella di agire d’imperio sulle importazioni, bloccandole o riducendole; esso ha cioè gli strumenti per vietare o ridurre l’entrata di merci estere nel paese.

Naturalmente gli interventi di questo tipo provocano immediate rappresaglie da parte dei paesi esteri, che a loro volta bloccheranno le importazioni da quel paese. Al contrario, l’aumento delle vendite all’estero dipende soprattutto dall’esistenza di acquirenti e può quindi essere solamente incoraggiato da iniziative statali che aumentino l’attrattiva dei beni nazionali presso i compratori stranieri.