Investire in profits25, vero metodo per fare soldi oppure truffa?

All’interno del mondo degli investimenti sul mercato finanziario salta all’occhio anche l’opzione profits25, ma di che cosa si tratta nello specifico? Ritrovandosi alla ricerca di una fonte di investimento grazie alla quale ricavare cospicui profitti nel corso del breve, medio o lungo periodo si dovrà cercare di analizzare attentamente tutti i rischi collegati al versamento del proprio capitale, sotto approfondite conoscenze in campo mercato-finanziario.

In questo caso profits25 consisteva in un’azienda di nazionalità francese la quale prometteva facili guadagni in cambio di click all’interno dei diversi banner pubblicitari, sulla base di moltissime altre realtà attualmente presenti sul mercato digitale.

Per cercare di comprendere le finalità e le caratteristiche delle odierne aziende improntate sullo stile della profits25 si dovranno esplorare attentamente tutti i sistemi dell’azienda francese. Attraverso questo nuovo articolo guidato ci occuperemo di approfondire tutte le caratteristiche integrate all’interno della società profits25, soffermandoci in particolar modo sugli eventuali rischi, gli effettivi margini di profitto, le caratteristiche specifiche alla base dei banner pubblicitari collegati.

Profits25 azienda: tutto quello che occorre sapere sui banner pubblicitari

I banner pubblicitari risultano affollare il mondo del web digitale nel periodo odierno, caratterizzati da una striscia ad immagine spesso posizionata all’inizio di una pagina web online. Il significato della parola “banner” viene difatti tradotto in “bandiera” o “striscione” ad indicare la forma esatta grafica rappresentata.

Tale strategia pubblicitaria viene definita “online marketing promotion” ricollegandosi ad un’ulteriore pagina web in collegamento al messaggio pubblicitario sponsorizzato. Al momento dell’adesione alla società profits25 l’utente doveva acquistare due coupon dal valore di 25 euro ciascuno, per un totale di 50 euro di spese d’investimento iniziale.

Grazie ai coupon si dimostrava possibile cliccare all’interno dei banner pubblicitari per accumulare crediti di profitto. Alla base di profits25 si trovava una logica ben precisa, ovvero quella di acquistare un maggior numero di coupon per accumulare maggiori guadagni attraverso i relativi banner.

Tali profitti erano resi disponibili grazie al metodo del Revenue Sharing, una forma di reddito condivisa, attraverso una suddivisione equa dei guadagni tra l’azienda e i coupon a forma di acquisto-investimento dai vari utenti.

Profits25 approdò sul mercato nel 2012 sotto i prospetti trasparenti di quella che sembrava un’azienda seria grazie alla quale incrementare i propri guadagni. Grazie ai click sui banner pubblicitari, in fase inziale, la maggior parte degli investitori aveva espresso pareri del tutto positivi sull’azienda francese, dimostrando d’aver raggiunto cospicui profitti.

Eppure, dietro un’apparente solidità dei principi aziendali, in seguito la profits25 venne accusata di truffa e inganno ai danni dei propri investitori acquirenti. In un primo momento i guadagni tratti dai click sui banner si erano dimostrati a tutti gli effetti concreti e reali, sotto la possibilità di richiedere una carta prepagata dove accumulare i relativi profitti, tramite la quale compiere acquisti o prelevare denaro contante.

L’azienda profits25 aveva in realtà puntato sul numero di iscritti piuttosto che sui click relativi ai banner, sotto le premesse per gli investitori di ricavare somme pari a 2 mila euro al mese tramite l’acquisto di 100 coupon. Ogni investitori poteva di conseguenza contare su profitti extra per ogni nuovo utente coinvolto all’interno della registrazione a profits25, attraverso un sistema conosciuto come Schema Ponzi, il nome di un noto truffatore italiano operante all’interno degli USA.

Il meccanismo alla base di profits25 iniziò a collassare successivamente attraverso i primi ritardi sui pagamenti, la mancata spedizione delle carte prepagate, l’impossibilità di cliccare sui banner, fino al blocco posto dalla CONSOB nel 2016 la quale decretò l’azienda illegale.